Damiano Gavino: «La mia crush adolescenziale per Catherine Zeta-Jones»

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    Damiano Gavino: «La mia crush adolescenziale per Catherine Zeta-Jones»

    Ha la “fame” tipica della Generazione Z. Ossia tanta voglia di fare, un’instancabile energia e il desiderio di compiacere la sua famiglia: «I miei genitori sono molto commossi per quello che siamo vivendo io e mia sorella», dice con orgoglio Damiano Gavino (riferendosi anche a Lea, la maggiore di casa – vista nell'ultima stagione di Skam Italia - che qualche anno fa l’ha convito a fare il suo primo provino). Dopo il grande successo riscosso alla Festa del Cinema di Roma con Nuovo Olimpo, capolavoro autobiografico di Ferzan Özpetek, il giovane attore romano è già arrivato lassù in cima. Il suo Enea, protagonista di una storia d’amore con Pietro (Andrea Di Luigi) ostacolata dal fato e da una serie di sliding doors ambientate nella Roma degli Anni '70, e poi più avanti con vari salti temporali, è un ritratto preciso e carnale della passione fisica, dell’impeto sensuale dell’innamoramento, della consapevolezza nostalgica che ciò che non si è vissuto resta in qualche modo puro: «Era una reference che Ferzan ci dava spesso; una passione così travolgente ma non vissuta fino in fondo rimane perfetta e indenne al passare del tempo». Il tutto tra gli elementi comuni al cineasta di origini turche: le ricorrenti terrazze romane, una fotografia vintage e una poetica che dai dialoghi alla colonna sonora rende Nuovo Olimpo uno dei film più belli della stagione. Contattiamo Damiano all’indomani del suo primo red carpet, a Roma.
    damiano gavino
    Come stai e com’è andato questo importante debutto?

    «Mi sento molto sollevato. Sono felicissimo della reazione che ha avuto il pubblico, ero curioso di sapere cosa pensasse la gente di ciò che avevo portato in scena e di come l’avevo fatto. Ho ricevuto un bel po’ di complimenti, quindi direi bene».
    Partiamo con la domanda più scomoda: le scene di nudo?

    «Era tutto sotto controllo, non c’è stato niente di disagiante, anzi. Con la troupe ridotta sul set era più facile sentirsi a proprio agio. Certo, dipende anche dal rapporto che si ha con il corpo ma io non ho avuto problemi e con Ferzan ne avevamo parlato fin da subito. Confesso che rivedersi sul grande schermo è stato un po’ strano, ma ho apprezzato la sensibilità di tutti nel gestire le riprese».
    Le battaglie sociali, i cinema a luci rosse, Roma. Cosa sapevi tu della storia degli Anni ’70?

    «Tramite i racconti di mia madre conoscevo la situazione politica. Sapevo di queste rivolte, delle manifestazioni, credo che i giovani fossero all’epoca più impegnati, concretamente. Mia mamma è un’appassionata di cinema, si ricorda che ogni tanto c’erano dei movimenti strani. Ma al di là di questo Özpetek ci ha aiutato a trasportarci in quegli anni: era tutto ricostruito in maniera perfetta, i costumi, la scenografia, ogni cosa ci ha aiutato a sentirci davvero lì, nel cinema Nuovo Olimpo».
    Due ragazzi che si perdono di vista… Oggi potrebbe accadere?

    «I miei amici mi hanno detto: "ma perché non vi siete chiamati"? Ma è così: nel ‘78 se non avevi il cognome o il numero di telefono di una persona era difficile ritrovarsi. Me lo hanno raccontato anche i miei: se ti ti davi un appuntamento e uno non si presentava era la fine. In effetti per me è strano: spesso siamo abituati a incontrare le persone quando abbiamo già visto che faccia hanno sul loro profilo Instagram, non è quasi mai una presentazione autentica come al tempo: ti stringevi la mano e con quel semplice contatto iniziavi una nuova conoscenza».
    Ti intimoriva sapere che stavi portando in scena la storia autobiografica di Özpetek?

    «Con lui ci siamo trovati perché siamo due persone molto istintive. Özpetek mi ha lasciato tantissima libertà e ha apprezzato il modo in cui, basandomi sulle mie intuizioni, ho portato in scena Enea. Non avendo mai studiato recitazione, sono andato a sensazione. Ho percepito ciò che avrei dovuto fare “rubando” proprio da Ferzan: mi ha aiutato con i suoi racconti, con il suo modo di reagire alle notizie, con il suo sguardo, con le sue movenze. Mi sono ispirato all'Enea che avevo davanti».
    E ora ti è venuta voglia di studiare recitazione?

    «Da un certo punto di vista ti confesso che mi piacerebbe, ma ho paura di perdere un po’ questo modo tutto mio di interpretare in maniera spontanea, ho paura che un’impostazione esterna mi condizioni e mi tolga qualcosa che sento dentro di me. Comunque sia, non escludo di farlo in futuro».
    Al liceo invece come andavi?

    «Ero uno studente un po’ "paravento", molto furbo, percepivo lo sguardo della prof che si alzava per interrogare. Mi piaceva molto storia dell’arte, mentre in matematica e fisica ero e sono una zappa. Ai tempi avevo scelto il liceo musicale, che mi ha aperto a tante conoscenze nuove. Lo rifare altre cento volte».

    Com’è Enea, cosa ci ha messo dentro?

    «Ho portato in lui il mio amore per i ricordi. Sono un tipo malinconico, nostalgico, i momenti felici ma soprattutto quello dolorosi per me diventano sensazioni fondamentali per il mio lavoro artistico. Cerco di portare sul set le mie esperienze: ho sempre creduto nel valore dei ricordi, penso che si rimanga connessi alle situazioni anche se si trasformano in qualcos’altro. Da Enea invece ho preso un po’ di maturità, per Damiano. L’ho interpretato negli Anni '70 quando aveva 25 anni, e poi nel 2015 quando ne aveva più di 60. Questo mi ha aiutato ad essere più impostato a livello fisico ed emotivo».
    Un bel salto rispetto Un professore. La seconda stagione arriva il 16 novembre su Rai 1 per la regia di Alessandro Casale (le puntate per chi volesse recuperare sono su Raiplay, ndr). Ci spoileri qualcosa?

    «Ci saranno dei colpi di scena, mi aspetto tanto ritmo e tante risate, ma anche momenti di grande evoluzione. Per tutto il resto dovrete aspettare!».
    La tua prima crush cinematografica?

    «Catherine Zeta-Jones ne La maschera di Zorro, con Antonio Banderas. Da piccolo ho visto e rivisto il film decine di volte. Ero pazzo di lei e lo sono tutt’ora lei: è di una bellezza e di una sensualità unica».
    Che ventenne sei?

    «Sono uno che ha cominciato a fare questo lavoro a 18 anni, per gioco. Ora mi sto abituando, vado avanti per istinto di sopravvivenza: mi confronto costantemente con persone più grandi di me e cerco di essere alla loro altezza, di conquistare la fiducia degli adulti».
     
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